Leggendo una interessante recensione trovata in rete la cito doverosamente
per correttezza anche se di fatto ho stravolto tutto aggiungendo le mie
considerazioni (http://www.herbalife-herbalife.net/news/i-miserabili.php)
Ho pensato di rielaborare in chiave personale lo spunto che ritengo
un’ottima analisi della società moderna ed italiana in particolare.
La mia riscrittura del testo è arricchita a fondo post delle parole usate
per scrivere l’articolo, ritengo infatti che dovremmo, sempre più usare le
parole giuste e nel modo corretto, in quanto come sappiamo hanno tutte un
loro preciso e inequivocabile senso e come tali vanno usate. Per spiegare ancor
meglio il concetto vi rimando al post MAGO LINGUAGGIO , dove potrete leggere una favola scritta a due mani da Gino Strada e la figlia Cecilia e capirete chiaramente semmai ce ne fosse bisogno di quanto siano importanti le parole.
Buona lettura
Le ricette economiche di questo (non ultimo) “sciagurato governo” ci renderà più poveri, indiscriminatamente? O
colpirà i ceti più abbienti?
O lascerà tutto come prima, compresi i cervellotici privilegi della Casta? che io chiamo regime oligarchico senza paura di essere smentito.
Insomma saremo in futuro un paese ricco o povero?
O lascerà tutto come prima, compresi i cervellotici privilegi della Casta? che io chiamo regime oligarchico senza paura di essere smentito.
Insomma saremo in futuro un paese ricco o povero?
Intanto mentre siamo intenti a fare la spesa al Super mercato (che cerchiamo, sempre meno costoso, perciò già ci appare la prima
contraddizione sempre meno Super, al contrario lo dovremmo chiamare a “Buon mercato” cioè equo .
Ci troviamo “costretti a scegliere” e qui incontro un’altra contraddizione poiché: tragicamente infatti la parola “scelta” di per sé non è sinonimo di costrizione cioè di “obbligo” ma al contrario semmai di libera scelta. E’ chiaro dunque … per come la vedo io, che resteremo tacitamente un paese di “miserabile ricchezza” e di “miserabile povertà”. Un paese che stà scivolando in una progressiva miseria dove è sempre più difficile trovare tracce di nobiltà. E in questo la nobiltà deve essere intesa come buon senso civico.
Un paese dove, invece facendo i conti in base al semplice principio di ragionevolezza, quello che dovrebbe costare molto costa poco e quello che dovrebbe costare poco costa molto.
Dove l’idea del valore delle cose, e della loro essenza, sembra definitivamente invertita. E’ sotto gli occhi di tutti, che a ridosso dei periodi feriali, o semplicemente all'approssimarsi dei week end di feste comandate, si formano code di venti, cento, mille chilometri. La gente che se ne va al mare e dal mare ci torna, e questo, ci viene ricordato e detto, “è segno di quanto siamo ricchi”, e qui inneschiamo il primo paradosso e l’inevitabile contraddizione che ne scaturisce è di fatto il modello economico che ci obbliga in modo subdolo a consumare qualsiasi cosa ci viene proposta, non è quindi una scelta libera. Lo stesso succede per le ferie invernali, dove chi è ricco si può permettere le vacanze in condizioni metrologiche adatte agli sport sulla neve, mentre al contrario chi è economicamente “normale”, viene investito da una valanga di pubblicità false, adatte solo a gonfiare le tasche di “mercenari” del divertimento forzato. L’italiano medio quindi si lascia abbindolare dalle false promesse di settimane “bianche” che di bianco gli lasciano solamente il portafoglio e molto spesso, purtroppo le valanghe (di neve) lo seppelliscono vivo per come è sprovveduto. Anche qui difatti chi può scegliere va in vacanza nel periodo climatico giusto e non quando sono rimaste solamente le “ossa della polenta” per usare un eufemismo; si può così notare come si sviluppi la contraddizione del marketing e siamo quindi nuovamente “costretti” a scegliere. Qui devo per forza usare un latinismo “Pecunia non olet” Il denaro non puzza, ma siccome deriva da Pecus cioè bestiame di origine ovina possiamo dire che il denaro puzza eccome e di “pecora” come risultiamo noi normalmente nelle indagini di mercato, agli occhi dei mercanti moderni.
Ci troviamo “costretti a scegliere” e qui incontro un’altra contraddizione poiché: tragicamente infatti la parola “scelta” di per sé non è sinonimo di costrizione cioè di “obbligo” ma al contrario semmai di libera scelta. E’ chiaro dunque … per come la vedo io, che resteremo tacitamente un paese di “miserabile ricchezza” e di “miserabile povertà”. Un paese che stà scivolando in una progressiva miseria dove è sempre più difficile trovare tracce di nobiltà. E in questo la nobiltà deve essere intesa come buon senso civico.
Un paese dove, invece facendo i conti in base al semplice principio di ragionevolezza, quello che dovrebbe costare molto costa poco e quello che dovrebbe costare poco costa molto.
Dove l’idea del valore delle cose, e della loro essenza, sembra definitivamente invertita. E’ sotto gli occhi di tutti, che a ridosso dei periodi feriali, o semplicemente all'approssimarsi dei week end di feste comandate, si formano code di venti, cento, mille chilometri. La gente che se ne va al mare e dal mare ci torna, e questo, ci viene ricordato e detto, “è segno di quanto siamo ricchi”, e qui inneschiamo il primo paradosso e l’inevitabile contraddizione che ne scaturisce è di fatto il modello economico che ci obbliga in modo subdolo a consumare qualsiasi cosa ci viene proposta, non è quindi una scelta libera. Lo stesso succede per le ferie invernali, dove chi è ricco si può permettere le vacanze in condizioni metrologiche adatte agli sport sulla neve, mentre al contrario chi è economicamente “normale”, viene investito da una valanga di pubblicità false, adatte solo a gonfiare le tasche di “mercenari” del divertimento forzato. L’italiano medio quindi si lascia abbindolare dalle false promesse di settimane “bianche” che di bianco gli lasciano solamente il portafoglio e molto spesso, purtroppo le valanghe (di neve) lo seppelliscono vivo per come è sprovveduto. Anche qui difatti chi può scegliere va in vacanza nel periodo climatico giusto e non quando sono rimaste solamente le “ossa della polenta” per usare un eufemismo; si può così notare come si sviluppi la contraddizione del marketing e siamo quindi nuovamente “costretti” a scegliere. Qui devo per forza usare un latinismo “Pecunia non olet” Il denaro non puzza, ma siccome deriva da Pecus cioè bestiame di origine ovina possiamo dire che il denaro puzza eccome e di “pecora” come risultiamo noi normalmente nelle indagini di mercato, agli occhi dei mercanti moderni.
Questi ingegneri del marketing ci insegnano a vivere "naturalmente"
nel debito, in una società fittizia pur di venderci qualsiasi
prodotto, e noi eseguiamo inerti e miopi pur di uniformarci al sistema. Dopo di che vigliaccamente ci fanno sentire colpevoli della loro bramosia economica.
Questa però non è una contraddizione ma solamente un’ipocrisia senza possibilità d’appello.
A mio avviso è questo il vero segno della" nostra miseria". Quelli ricchi non si mettono in coda, in vacanza ci vanno in elicottero o in Eurostar.
Gli scandinavi, che sono ricchi davvero pur essendo inopinatamente socialisti, al mare ci vengono quando noi siamo a lavorare, e si scelgono i momenti più belli dell’anno, non l’unico momento che hanno o che gli propina qualcuno, ma lo scelgono coscientemente. Chi poi si è messo in coda per andare a farsi un bagno nelle nostre splendide spiagge si è certamente fermato a fare benzina e avrà una volta di più imprecato sul costo astronomico della benzina. Per non morire disidratato, si sarà preso qualche bottiglia d’acqua all'autogrill. E ha pagato una bottiglietta da mezzo litro,
“Uno virgola cinque euro”. Tremila lire, per chi non lo vuole capire all'europea. L’acqua è costata il doppio della benzina. Allora, io deduco, che se la benzina costa meno della metà dell’acqua, non costa niente, vi pare? Oppure l’acqua ha un prezzo delinquenziale. La gente in questo paese spaventato e impoverito è disposta a spendere cifre disumane per bere acqua minerale. Ma l'Italia non è un paese desertico. E mi chiedo, se nostre riserve idriche fossero inquinate, non saremmo forse autorizzati a fare una rivoluzione? Un Paese senza acqua da bere è un paese più che miserabile. O forse l’acqua minerale è un vizio: l’acqua minerale ci fa sentire signori, ricchi, fichi.
Abbiamo le bollette energetiche più care d’Europa ma i cellulari più a “Buon mercato”. L’acqua, la luce, il gas, la casa dovrebbero essere accessibili a ognuno senza doversi ridurre in miseria, ma un telefono mobile potrebbe benissimo costare 10 volte il suo prezzo, e funzionare per anni e anni, come una buona lavatrice, come un buon infisso, senza privare alcuno del diritto alla comunicazione. Andare in giro a mandare fotografie idiote con il cellulare è "miserabile ricchezza", pagare metà del proprio stipendio per un monolocale in periferia è "miserabile povertà". E l’una e l’altra coabitano incarnate in milioni di noi. Sarebbe civilmente corretto che l’energia elettrica costasse la metà, ma un vestito Armani dieci volte di più. Ad un prezzo politico deve essere pagato l’indispensabile per vivere. L’armadietto del bagno zeppo di medicine è incivile ricchezza, prendersi la polmonite al pronto soccorso è immorale povertà, e le due cose sono in coabitazione perfetta. Una medicina che ti solleva dal dolore, che ti guarisce dovrebbe costare qualcosa per tutti, un euro per chi ha solo quello, mille per chi ne ha milioni. La gratuità genera indifferenza e disprezzo. La vita non è gratis, e quando lo sembra è solo un’ orribile illusione:
c’è qualcuno che sta pagando per te.
Questa però non è una contraddizione ma solamente un’ipocrisia senza possibilità d’appello.
A mio avviso è questo il vero segno della" nostra miseria". Quelli ricchi non si mettono in coda, in vacanza ci vanno in elicottero o in Eurostar.
Gli scandinavi, che sono ricchi davvero pur essendo inopinatamente socialisti, al mare ci vengono quando noi siamo a lavorare, e si scelgono i momenti più belli dell’anno, non l’unico momento che hanno o che gli propina qualcuno, ma lo scelgono coscientemente. Chi poi si è messo in coda per andare a farsi un bagno nelle nostre splendide spiagge si è certamente fermato a fare benzina e avrà una volta di più imprecato sul costo astronomico della benzina. Per non morire disidratato, si sarà preso qualche bottiglia d’acqua all'autogrill. E ha pagato una bottiglietta da mezzo litro,
“Uno virgola cinque euro”. Tremila lire, per chi non lo vuole capire all'europea. L’acqua è costata il doppio della benzina. Allora, io deduco, che se la benzina costa meno della metà dell’acqua, non costa niente, vi pare? Oppure l’acqua ha un prezzo delinquenziale. La gente in questo paese spaventato e impoverito è disposta a spendere cifre disumane per bere acqua minerale. Ma l'Italia non è un paese desertico. E mi chiedo, se nostre riserve idriche fossero inquinate, non saremmo forse autorizzati a fare una rivoluzione? Un Paese senza acqua da bere è un paese più che miserabile. O forse l’acqua minerale è un vizio: l’acqua minerale ci fa sentire signori, ricchi, fichi.
Abbiamo le bollette energetiche più care d’Europa ma i cellulari più a “Buon mercato”. L’acqua, la luce, il gas, la casa dovrebbero essere accessibili a ognuno senza doversi ridurre in miseria, ma un telefono mobile potrebbe benissimo costare 10 volte il suo prezzo, e funzionare per anni e anni, come una buona lavatrice, come un buon infisso, senza privare alcuno del diritto alla comunicazione. Andare in giro a mandare fotografie idiote con il cellulare è "miserabile ricchezza", pagare metà del proprio stipendio per un monolocale in periferia è "miserabile povertà". E l’una e l’altra coabitano incarnate in milioni di noi. Sarebbe civilmente corretto che l’energia elettrica costasse la metà, ma un vestito Armani dieci volte di più. Ad un prezzo politico deve essere pagato l’indispensabile per vivere. L’armadietto del bagno zeppo di medicine è incivile ricchezza, prendersi la polmonite al pronto soccorso è immorale povertà, e le due cose sono in coabitazione perfetta. Una medicina che ti solleva dal dolore, che ti guarisce dovrebbe costare qualcosa per tutti, un euro per chi ha solo quello, mille per chi ne ha milioni. La gratuità genera indifferenza e disprezzo. La vita non è gratis, e quando lo sembra è solo un’ orribile illusione:
c’è qualcuno che sta pagando per te.
Ecco perché siamo un paese tragicamente povero e stupidamente ricco...
RICETTA [mezzo
di varia natura con cui si guarisce o si combatte una malattia e sapere
risolvere un caso difficile.]
BRAMOSIA [Ardente desiderio: di
piaceri, di ricchezze, di onori]
SCIAGURATO [colpito dalla cattiva sorte: una famiglia s.] ≈ disgraziato, iellato, malavventurato, meschino, scalognato, sfigato, sfortunato, sventurato.]
POVERO [che ha scarsi mezzi economici bisognoso, indigente, malagiato, meschino, misero, non abbiente, umile, al verde, in miseria, squattrinato, spiantato, sul lastrico]
GOVERNO "timone della nave" [il governare qualcosa, politicamente o moralmente: un popolo, o se stessi amministrazione, controllo, direzione, guida, reggenza. [compito di dirigere e amministrare se stessi, un'azienda, una famiglia uno stato.]
INDISCRIMINATAMÉNTE [in modo indiscriminato, senza distinzioni di sorta: tutti.]
CETO [della civile società.]
RICCHEZZA [L’essere ricco, la condizione di chi è ricco, di chi cioè ha abbondanza di beni materiali.]
POVERTÀ [la condizione di chi è povero, di chi cioè scarseggia delle cose necessarie per una normale sussistenza.]
ABBIENTE [Che ha, che possiede, di chi è in condizioni economiche agiate o possiede sicure fonti di reddito.]
NOBILTÀ [La condizione e il fatto di appartenere alla classe dei nobili, di avere le distinzioni, le prerogative, i privilegi che sono (o erano) connessi a tale appartenenza]
MARKETING [market «vendere».] Con riferimento alle imprese produttrici di beni di largo consumo, il complesso dei metodi atti a collocare col massimo profitto i prodotti in un dato mercato attraverso la scelta e la programmazione delle politiche più opportune di prezzo, di distribuzione, di vendita, di pubblicità, di promozione, dopo aver individuato, attraverso analisi di mercato, il potenziale.]
SCIAGURATO [colpito dalla cattiva sorte: una famiglia s.] ≈ disgraziato, iellato, malavventurato, meschino, scalognato, sfigato, sfortunato, sventurato.]
POVERO [che ha scarsi mezzi economici bisognoso, indigente, malagiato, meschino, misero, non abbiente, umile, al verde, in miseria, squattrinato, spiantato, sul lastrico]
GOVERNO "timone della nave" [il governare qualcosa, politicamente o moralmente: un popolo, o se stessi amministrazione, controllo, direzione, guida, reggenza. [compito di dirigere e amministrare se stessi, un'azienda, una famiglia uno stato.]
INDISCRIMINATAMÉNTE [in modo indiscriminato, senza distinzioni di sorta: tutti.]
CETO [della civile società.]
RICCHEZZA [L’essere ricco, la condizione di chi è ricco, di chi cioè ha abbondanza di beni materiali.]
POVERTÀ [la condizione di chi è povero, di chi cioè scarseggia delle cose necessarie per una normale sussistenza.]
ABBIENTE [Che ha, che possiede, di chi è in condizioni economiche agiate o possiede sicure fonti di reddito.]
NOBILTÀ [La condizione e il fatto di appartenere alla classe dei nobili, di avere le distinzioni, le prerogative, i privilegi che sono (o erano) connessi a tale appartenenza]
MARKETING [market «vendere».] Con riferimento alle imprese produttrici di beni di largo consumo, il complesso dei metodi atti a collocare col massimo profitto i prodotti in un dato mercato attraverso la scelta e la programmazione delle politiche più opportune di prezzo, di distribuzione, di vendita, di pubblicità, di promozione, dopo aver individuato, attraverso analisi di mercato, il potenziale.]
PECUNIA [dal lat. pecus «bestiame», ricordo di
un’economia primitiva a carattere pastorizio]
PECUNIA NON OLET [è una locuzione latina il cui significato letterale è «Il denaro non puzza»]
SCELTA [libero atto di volontà per cui, tra due o più possibilità, si manifesta di preferirne una ritenendola migliore, più adatta o conveniente delle altre.]
MERCENARI da mercenario [Di persona che presta la propria opera dietro compenso, e al solo fine di essere pagata, senz'altro interesse che quello del guadagno; anche dell’opera stessa, della prestazione fatta dietro compenso. Si riferisce di solito ad attività e prestazioni che dovrebbero essere svolte liberalmente, gratuitamente, o nelle quali il compenso non dovrebbe essere l’interesse principale.]
IMMORALE [Di persona, che agisce in modo apertamente contrario alle norme della morale. Più spesso, di cosa che offende la morale o che ha per effetto di suscitare sentimenti riprovati dalla legge morale]
TACITAMENTE da tacito [Che tace, che sta senza parlar.]
TRAGICAMENTE da tragico: [Di tragedia, relativo alla tragedia, raggiungendo una quasi totale ignoranza delle regole.]
CASTA [gruppo sociale chiuso, i cui membri sono uniti da comunanza di razza, nascita, religione o mestiere persone che si considerano separate dagli altri, con speciali diritti e privilegi: la c. dei politici, dei notai ecc.]
OLIGARCHIA gruppo ristretto di persone che domina in istituzioni, organizzazioni ed enti economici, culturali, ecc.]
Quindi se vediamo una luce in fondo al tunnel ... forse è meglio spostarsi.
Magari è la luce del’ Eurostar che ti sta per investire.
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